La Danza

Pur trattandosi di Danza Armata la spada non viene usata per simulare figure di combattimento, bensì per legare in una forma di mutua assistenza le evoluzioni dei Danzatori, del Giullare e degli altri elementi del gruppo; la rosa di spade ingegnosamente intrecciata per innalzare il Condannato, il cerchio e la catena che si involgono e si svolgono al ritmo cadenzato del tamburo configurano il fluire del tempo, la vita dopo la morte, la primavera che succede all’inverno, il figlio che subentra al padre, l’adolescente che abbandona l’infanzia per diventare uomo.

Gli “Spadonari” sono dodici come i mesi, dodici i nastri che si intrecciano sul finire della danza attorno all’albero, simboleggiando in un’esplosione di colori, il risveglio primaverile della natura dopo il letargo invernale. Lo stesso significato allegorico si può attribuire al sacrificio del Condannato; la sua morte momentanea infatti, rappresenta il sopravvento delle forze negative su quelle positive, infatti, egli si risveglierà, così come il seme, apparentemente inerte nel periodo invernale, riprenderà il suo ciclo vitale germinando una nuova vita. Pure la partecipazione del Giullare alla danza non è casuale: il suo atteggiamento burlesco anche nei momenti più drammatici, sta a rappresentare lo spirito che nessuno può domare ed il destino mutevole e imprevedibile. Tuttavia, il soffio della vita che egli aliterà sul corpo immobile del Condannato restituendogli la vita, dimostra che anche il destino sa essere clemente con chi affronta le difficoltà con tenacia ed ottimismo, qualità tipiche della gente contadina.

 

Col passare del tempo, al significato rituale della danza, divenuto ormai inafferrabile sia ai danzatori che al pubblico, si è sovrapposta una leggenda collegata alle scorrerie dei Saraceni che, nell’alto Medioevo, imposero alle popolazioni dell’entroterra ligure-piemontese il loro dominio oppressore.  Tali vicende storiche sono rimaste nella tradizione popolare bagnaschese e sono attestate dagli ancora esistenti ruderi di un castello che fu costruito su un’altura dominante la valle sottostante. Questo giustifica i costumi in stile moresco e la presenza dei mori come scorta del condannato. Cosicché il “Bal do Sabre narra la vicenda di un certo Protasio Gorrisio che, avendo rifiutato di dare la propria figlia a Ramset, capo dei Saraceni occupanti il paese, è condannato a morte e quindi giustiziato con una pubblica esecuzione capitale.